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Brennus: vae victis

If this were only a domestic issue, the fact that some of the international literature on research assessment in Italy appears misleading to many Italian-speaking researchers would not be so important. Now, however, the ANVUR, the Italian agency for research assessment appointed by the government, is participating in the research assessment reform process initiated by the COARA coalition, in a way that is not only inconsistent, but may put the entire COARA project at serious risk of failure. Therefore, we decided to present a translation of a 2017 article dealing with Andrea Bonaccorsi’s closed-access book La valutazione possibile. Teoria e pratica nel mondo della ricerca. Bologna. Il Mulino, 2015. Andrea Bonaccorsi is a former member of ANVUR’s board of directors, who has attempted to provide one of the broadest theoretical justifications for the Italian research assessment system, which is pervasive, centralized, mostly bibliometric, and under government control.

We are putting the article out for open peer review by inviting a few experts, but anyone’s comments are welcome. To take part, read the instructions in the grey box at the bottom of this page.

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Pinocchio davanti al giudice del paese di Acchiappacitrulli

I sistemi di intelligenza artificiale sono oggi in grado di svolgere alcuni specifici compiti, che erano stati, finora, prerogativa dei soli esseri umani. Nell’entusiasmo per i sistemi di apprendimento automatico, che hanno consentito questi genuini progressi, le grandi aziende tecnologiche hanno colto l’opportunità per un’espansione illimitata di prodotti e servizi «intelligenti». Hanno diffuso e messo in commercio, con la formula di marketing «intelligenza artificiale», sistemi di apprendimento automatico, per lo svolgimento di attività che tali sistemi non sono in grado di svolgere o che semplicemente non sono possibili. Tra i prodotti di questo genere – costitutivamente pericolosi e non funzionanti – ci sono le auto a guida autonoma, i sistemi di ottimizzazione predittiva e i generatori di linguaggio naturale.
Se la responsabilità per gli effetti ordinari di tali prodotti ricadesse sui produttori, la loro commercializzazione non sarebbe vantaggiosa. Per sfuggire alle loro responsabilità senza rinunciare a una fonte di enorme profitto, i giganti della tecnologia hanno diffuso una famiglia di narrazioni che danno forma alla percezione pubblica del rapporto tra etica, politica, diritto e tecnologia e costituiscono gli assiomi indiscussi di qualsiasi discorso pubblico. Sono così entrati a far parte del senso comune, tra gli altri, il principio di inevitabilità tecnologica, il mito dell’eccezionalismo tecnologico, il principio di innovazione e il mito del vuoto giuridico.
Alla tesi dell’eccezionalità delle nuove tecnologie, che renderebbe inapplicabili i sistemi normativi vigenti e gli ordinari criteri di attribuzione della responsabilità, si oppone oggi una crescente consapevolezza del fatto che i sistemi informatici sono artefatti, ossia prodotti, e che non c’è alcuna ragione per sottrarne la distribuzione e la commercializzazione alla legislazione ordinaria.

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Le rouge et le noir 1831

Come conciliare l’ideale dell’uguaglianza ancora scritto nelle costituzioni dei cosiddetti paesi occidentali con l’influenza di gerarchie sociali implicite sempre più rigide?

Il bispensiero dell'”ugualitarismo gerarchico”, nel quale l’uguaglianza del socialismo ideale conviveva con la gerarchia del socialismo reale, veniva associato da Yuri Levada all’homo sovieticus. Lo ritroviamo, ora, anche nei regimi post-democratici?

Oggi, in Francia, numerosi lavori letterari e sociologici affrontano il tema dell’attraversamento delle frontiere di classe.  Chantal Jaquet, in particolare, chiama questi viaggiatori,  in modo assiologicamente neutro, “transclasse”.

L’articolo che offre alla revisione paritaria aperta, tratta, appunto, di questi – eccezionali – viaggiatori e del loro significato sociologico e filosofico-politico.

Chi desidera partecipare alla revisione paritaria aperta può leggere le istruzioni per farlo qui.

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Foto di Gerd Altmann

Illegalità dei sistemi di intelligenza artificiale, fino a prova contraria: è la proposta di Frank Pasquale e Gianclaudio Malgieri, fondata sull’evidenza delle violazioni dei diritti individuali che hanno luogo quando i sistemi di intelligenza artificiale sono utilizzati per ottenere classificazioni o produrre decisioni che hanno effetti rilevanti sulle vite delle persone. I modelli di IA ad alto rischio incorporati oggi in prodotti e servizi dovrebbero essere disciplinati entro un sistema di “illegalità di default”: fino a prova contraria, tali sistemi dovrebbero essere considerati illegali. Prima di immettere sul mercato un prodotto o un servizio che incorpori sistemi di IA ad alto rischio, le aziende avrebbero l’obbligo di dimostrare che la loro tecnologia non è discriminatoria, non è manipolatoria, non è iniqua, non è inaccurata e non è illegittima nelle sue basi giuridiche e nei suoi scopi.
La proposta di Pasquale e Malgieri di inquadrare i sistemi di IA entro un regime di “illegalità di default” si fonda sulla priorità dei diritti individuali specificamente protetti dalla legge su un generico principio di innovazione, che è spesso la maschera dietro la quale i grandi soggetti economici rivendicano la tutela dei loro concreti interessi.

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Skull

Why do many European countries grant scientific authors who receive public funding a right of republication (or secondary publication) that allows them to make their work freely available to the public even if they have assigned their copyright to a commercial publisher? Why is publication not enough?
The root of such a predicament is not copyright, which can be circumvented to foster a growing public domain instead of commercial monopolies, as the GNU-GPL and Creative Commons licenses show. It is an evaluation of research that has been separated from the discussion among researchers who can understand and critique the “content” of the papers, to be placed in the hands of bureaucrats, or scholars working as bureaucrats, who use bibliometrics to make calculations about “containers” or publication venues.
As a result, the owners of the containers, which have become indispensable for evaluating research and deciding on researchers’ careers, have been able to impose restrictive copyright terms on authors and their institutions and to extract ever higher prices from a kind of publishing that no longer has anything to do with “making public”.
Therefore, a right of secondary publication could certainly help, but just as a palliative to a crisis of publication that could only be overcome by burning its root, which is a journal-based evaluation of research.

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